Sinfonia D’autunno di Ingmar Bergman

Sinfonia D’autunno di Ingmar Bergman


31 OTTOBRE – 5 NOVEMBRE 2023
Martedì, giovedì, venerdì e sabato alle 20.45
Mercoledì e domenica alle 17.45

 

Teatro di Documenti
Via Nicola Zabaglia 42
00153 Roma

Regia ROSARIO TRONNOLONE
Luci PAOLO ORLANDELLI

La traduzione esatta del titolo originale, Höstsonaten, è Sonata d’autunno, e non Sinfonia (la maggiore enfasi strumentale del titolo italiano fu dovuta alla scarsa considerazione da parte dei distributori italiani per la cultura musicale del pubblico); Bergman struttura, infatti, il suo testo riferendosi con precisione alla composizione musicale a carattere strumentale scandita in tre movimenti detta Sonata, e lo definisce “una sonata a due voci. Due violoncelli, perché il timbro è grave”. 

Parlano molto Charlotte ed Eva, madre e figlia, ma non si comprendono. In realtà usano lingue diverse. Eva è cresciuta, dice, tra le belle parole, ma quando queste sono contraddette dall’atteggiamento o dall’enfasi non sono apertura, ma chiusura; non porte, ma barriere. Charlotte sa esprimere sentimenti autentici solo attraverso la musica, non si permette (e non permette a nessuno) di portare le parole ad un livello emozionale coinvolgente. Tutta la sua sfera emozionale, la sua volontà, la sua ambizione e la sua ansia sono state convogliate nella musica, l’unica dimensione nella quale si sente libera di esprimersi, l’unico linguaggio che è in grado di comprendere e col quale sa comunicare. Ciò appare con solare evidenza nella scena chiave della doppia esecuzione del preludio, metafora del rapporto che lega e separa madre e figlia, e prima esplosione silenziosa e latente del conflitto che le dilania; perché se le parole si limitano ad accampare deboli scuse, a cercare ansiosamente un cenno d’approvazione e a rassicurare frettolosamente, la musica rivela bisogni e insicurezze, rievoca astio e rimozioni, denuncia egoismo, invidia, paura, sopraffazione, amore. Il Preludio n°2 di Chopin è arcano, allusivo, sfuggente: si basa su un accompagnamento costante, ossessivo, solenne, su cui si poggia provvisoriamente un inciso melodico instabile, dissonante, che sembra ad un tratto smarrirsi, esitare, e rimanere infine sospeso, sgomento, incompiuto. È metafora di un dolore represso, incessante, di cui è inadeguata espressione una voce incerta. È il ritratto di entrambe.

Più info: TEATRO DI DOCUMENTI